Il trattamento chirurgico rimane il gold-standard di riferimento nella terapia dei tumori del rene che nell’85% sono rappresentati dal carcinoma a cellule chiare. Tuttavia in alcuni casi il trattamento ablativo, vuoi “termoablativo” (radiofrequenza, microonde) o “crioablativo” (crioablazione), si impone per una serie di circostanze di seguito elencate.
Dal momento che tali trattamenti non danneggiano il tessuto renale sano se effettuate con precisione, possono essere ripetute varie volte. Sono procedure che devono essere effettuate da radiologi interventisti esperti, con esperienza ampia nei trattamenti ablativi. In questa maniera i rischi connessi con l’intervento sono molto bassi. Nello specifico i rischi sono poco superiori a quelli di una biopsia e sono rappresentati da una soffusione emorragica perilesionale e dal dolore.
Al tempo stesso il calore può essere utilizzato come agente cauterizzante nel caso di sanguinamento attivo insorto durante la procedura.
Il radiologo interventista deve essere in grado di poter effettuare trattamenti ablativi sia con il calore (termoablazione) che con il freddo (crioablazione).
Infatti è ben nota la ridotta possibilità, quasi nulla, di ledere le vie escretrici con l’ablazione a freddo nel caso di lesioni centrali rispetto alla termoablazioni. Inoltre la crioablazione dai dati della letteratuta si è dimostrata superiore alla termoablazione nel trattamento delle lesioni > cm 3-3,5.
Inoltre l’operatore deve creare tutte quelle condizioni idonee a proteggere altri organi (anse intestinali, uretere, strutture nervose) dalla sede dell’ablazione mediante l’instillazione locale guidata dall’imaging di liquidi e gas allo scopo di allontanarli dalla sede dell’intervento ed in tale maniera proteggendoli.
La procedura viene effettuata in sedazione profonda e non in anestesia generale.
Il decorso post-operatorio è sicuramente rapido, di pochi giorni, di minor durata rispetto all’intervento chirurgico.
Proprio grazie a queste caratteristiche, tali procedure possono essere ripetute svariate volte, senza alterare i valori della funzionalità renale come evidenziato dai dati della letteratura.
Nel caso di lesioni non operabili > 5 cm si può associare all’ablazione una preliminare embolizzazione allo scopo di ottenere un controllo locale adeguato.
In un recente studio retrospettivo da un registro Medicare (1) sono stati arruolati pazienti affetti da tumore del rene (RCC) T1a (< 4 cm) senza evidenza di linfoadenopatie o di metastasi a distanza.
Sono stati arruolati 10218 pazienti affetti da tumore del rene a cellule chiare (RCC) T1aN0M0 nel periodo compreso 2002-2011. Di questi 20820(27.6%) è stata sottoposta a nefrectomia parziale, 4522 (44.2%) a nefrectomia redicale,898 (8,8%) a termoablazione e 1978 (19,4%) a sorveglianza attiva. L’età media dei pazienti sottoposti a termoablazione era superiore a quelli sottoposti a chirurgia standard così come le comorbidità presenti al momento dell’intervento.
Le conclusioni del lavoro sono che la termoablazione garantisce risultati simili alla chirurgia in termini di sopravvivenza tumore-specifico e sopravvivenza globale, con significativa riduzione degli eventi avversi e delle complicanze rispetto alla chirurgia.
Tali risultati sono in accordo con quanto già pubblicato in precedenza (2,3).
Inoltre una recente meta-analisi di Pierorazio (4) evidenzia come la sopravvivenza tumore-specifico non differisca tra i differenti trattamenti di nefrectomia parziale, nefrectomia radicale e di termoablazione per i tumori a cellule chiare localizzati al rene.
Nonostante in i risultati sovrapponibili in termini di sopravvivenza bisogna riconoscere come oggi l’American Urological Association (AUA) ,la European Association for Urology (EAU) e linee Guida della National Comprehensive Cancer Network (NCCN) considerino la termoablazione unicamente per il trattamento dei pazienti a rischio elevato di intervento chirurgico in relazione alle comorbidità ed alle condizioni cliniche dal momento che vecchi studi avevano dimostrato un elevata incidenza di recidiva locale del tumore (5-6) dopo trattamenti ablativi.
Tuttavia queste raccomandazioni si riferiscono a vecchi studi in cui la percentuale di recidiva raggiungeva valori di circa 20% (7).
Con lo sviluppo di nuove tecniche ablative e con miglioramento della tecnica la recidiva locale tumorale che necessita di un eventuale secondo intervento è presente in una percentuale variabile dal 4 all’8% per i tumori T1a (8,9).
Tali studi dimostrano come la percentuale di complicanze sia significativamente inferiore nei pazienti sottoposti termoablazione rispetto alla nefrectomia parziale ed alla nefrectomia radicale in linea con quanto già evidenziato precedentemente; inoltre la termoablazione in questo lavoro come nei precedenti dimostra un minore impatto sulla funzionalità renale a lungo termine (8,10).
Onishi (11) ha inoltre dimostrato di come i trattamenti ablativi tumore del rene siano correlati ad un miglioramento di tutti gli aspetti della qualità della vita rispetto alla riduzione degli stessi valori quando sottoposti ad intervento di nefrectomia parziale sulla base delle risposte elencate nei questionari forniti ai pazienti.
Aoun (12) ha evidenziato un tasso di recidiva del 3,2% in 347 tumori del rene a cellule chiare sottoposti a crioablazione con un tasso di complicanze maggiori (³ 3) del 2,8%.
David Breen (13) ha evidenziato una percentuale di recidiva del 2,8% e 6,1% rispettivamente a 3 e 5 anni in 221 tumori del rene sottoposti a crioablazione.
- Xing M, Kokabi N, Zhang D, Ludwig JM, Kim HS. Comparative Effectiveness of Thermal Ablation, Surgical Resection, and Active Surveillance for T1a Renal Cell Carcinoma: A Surveillance, Epidemiology, and End Results (SEER)-Medicare-linked Population Study. Radiology. 2018 May 8:171407. doi: 1148/radiol.2018171407
- Olweny EO, Park SK, Tan YK, Best SL, Trimmer C, Cadeddu JA. Radiofrequency ablation versus partial nephrectomy in patients with solitary clinical T1a renal cell carcinoma: comparable oncologic outcomes at a minimum of 5 years of follow-up. Eur Urol 2012;61(6):1156–1161
- Arnoux V, Descotes JL, Sengel C, Terrier N, Rambeaud JJ, Long JA. Perioperative outcomes and mid-term results of radiofrequency ablation and partial nephrectomy in indications of renal tumor treatment and imperative nephron-sparing procedure in French. Prog Urol 2013;23(2):99–104.
- Pierorazio PM, Johnson MH, Patel HD, et al. Management of renal masses and localized renal cancer: systematic review and meta-analysis. J Urol 2016;196(4):989–999.
- National Comprehensive Cancer Network (NCCN). NCCN Clinical Practice Guidelines in Oncology (NCCN Guidelines) Kidney Cancer. Version 3.2018. https://www.nccn.org/professionals/physician_gls/pdf/kidney.pdf. Published January 15,2018. Updated February 6, 2018. Accessed February 11, 2018
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- Aoun HD, Littrup PJ, Jaber M, Memon F, Adam B, Krycia M, Prus M, Heath E, Pontes E. Percutaneous Cryoablation of Renal Tumors: Is It Time for a New Paradigm Shift? J Vasc Interv Radiol. 2017 Oct;28(10):1363-1370. doi: 10.1016/j.jvir.2017.07.013. Epub 2017 Aug 26.
- Breen DJ, King AJ, Patel N, Lockyer R, Hayes M. Image-guided Cryoablation for Sporadic Renal Cell Carcinoma: Three- and 5-year Outcomes in 220 Patients with Biopsy-proven Renal Cell Carcinoma. 2018 Nov;289(2):554-561. doi: 10.1148/radiol.2018180249. Epub 2018 Aug 7.