Biopsia percutanea

Per biopsia percutanea si intende l’inserimento di un ago all’interno di una lesione o di un organo con l’intento di ottenere frammenti tissutali o cellule per una diagnosi. La procedura viene generalmente effettuata sotto la guida dell’Imaging con ecografia, TAC, RM, Cone-Beam CT, PET.

La procedura può essere effettuata a mano libera con reperi anatomici o, come nei centri a più elevata tecnologia, con sistemi navigazione a guida ottica o elettromagnetica.
Personalmente utilizzo di sistemi a guida ottica da oltre 12 anni avendo effettuato più di 1300 biopsie del polmone. La biopsia percutanea comprende il cito aspirato (FNAB) nel quale viene utilizzato un ago sottile (21-25G) mediante il quale vengono prelevate delle cellule e la Core Biopsy (CB) cui vengono utilizzati degli aghi di calibro maggiore (9-20 G).
Nella maggior parte dei casi si tratta di pazienti che sono stati discussi preliminarmente in un Tumor Board. Altra possibilità è che il paziente sia stato sottoposto a visita di radiologia interventistica e che il radiologo interventista stesso abbia posto indicazione alla biopsia percutanea. In occasione della visita di radiologia interventistica, propedeutica in ogni caso alla biopsia, il radiologo interventista deciderà quale tecnica utilizzare, che tipo di ago, che tipo di guida, a quale tipo di analisi dovrà essere sottoposto preliminarmente il paziente e soprattutto quali farmaci dovrà sospendere in previsione della biopsia. Esistono infatti dei rischi correlati alla procedura e di questi il maggiore è l’emorragia, motivo per il quale vengono sospesi gli anticoagulanti di ultima generazione a partire da 72 ore dalla biopsia, la cardio aspirina e gli antiaggreganti da cinque giorni prima mentre l’eparina basso peso molecolare dalla sera precedente. Il paziente dovrà presentarsi a digiuno, accompagnato e dovrà rimanere in ospedale nelle tre ore successive alla biopsia allo scopo di escludere eventuali complicanze. La procedura verrà effettuata in un ambiente sterile previa disinfezione della cute.
Verrà effettuato una somministrazione di anestetico locale con piccola incisione a livello della cute che non richiederà punti di sutura. L’anestetico locale verrà quindi somministrato in sede più profonda a ridosso della capsula dell’organo da sottoporre a biopsia. In alcuni casi, come ad esempio nella biopsia del rene, si ricorrerà alla tecnica coassiale che prevede il ricorso all’utilizzo di un ago di calibro maggiore all’interno del quale posizionare un ago di calibro minore con il quale verrà effettuato il campionamento bioptico. Questo al fine di ridurre il rischio di “seeding” ovvero di semina delle cellule neoplastiche al di fuori dell’organo rilievo che potrebbe rappresentare una pericolosissima complicanza della procedura, per quanto questo rappresenti un evento molto raro.

Complicanze

Un sanguinamento importante (grado 3 o superiore) è un evento raro. In una analisi retrospettiva di oltre 15.000 biopsie Atwell ha dimostrato una incidenza di 0,5% di casi con differenze tra gli organi, con percentuali dello 0,7% per il rene e dello 0,1, % per le biopsie pancreatiche. È importante riconoscere il sanguinamento nelle sue fasi iniziali dal momento che nella maggior parte dei casi si tratta di episodi autolimitantesi. Qualora questo non si verificasse la terapia nella maggior parte dei casi sarà effettuata dagli stessi radiologi interventisti con approccio endovascolare che prevederà l’embolizzazione o altro.
Lo pneumotorace rappresenta una frequente complicanza della biopsia polmonare con percentuali variabili dalle 18,8% della FNAB a valori del 25,3% nella CB. Tuttavia solamente in una ridotta percentuale di casi è necessario il ricorso al posizionamento di un drenaggio pleurico (5% dei casi). Esistono peraltro differenti procedure finalizzate alla riduzione del rischio dello pneumotorace quali l’instillazione di soluzione sterile all’interno dell’ago coassiale, la somministrazione locale di Spongostan, di coaguli ematici autologhi ed infine di specifici dispositivi costituiti da un idrogel che rilasciato a livello della pleura si espanderà a contatto con il sangue creando un coagulo riducendo pertanto il rischio dello pneumotorace. Questo stesso dispositivo potrà essere utilizzato anche come repere in previsione di una toracoscopia e guiderà il chirurgo nella localizzazione del nodulo e nella sua asportazione.
È una evenienza estremamente rara potenzialmente fatale da tenere sempre in considerazione soprattutto nel caso di biopsia polmonare di noduli piccoli, semi-solidi, cavitati e che devono essere approcciati con pazienti in posizione prona.
Il rischio di seeding è più elevato 2,3-2,7% delle biopsie effettuate per carcinoma epatocellulare, 0,061% delle biopsie polmonari e di circa lo 0,01% delle biopsie per tumori renali.
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